Si dibatte da tempo sulla domanda del nostro articolo e, come in ogni dibattito, anche questo ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. Prescolarizzazione e pregrafismo sono utili o dannosi? Ma andiamo per gradi.
Innanzitutto spiegheremo cosa si intende con questi due termini e successivamente, vedremo i pro e i contro cercando di mantenere una linea di argomentazione neutra. Sarete voi a scegliere ciò che è meglio per i vostri bambini.
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Per prescolarizzazione si intende l’acquisizione anticipata di competenze scolastiche che di solito si ottengono durante la prima classe della scuola primaria (prescrittura, prelettura, pregrafismi). Ciò significa che l’ultimo anno dell’asilo (5 anni) si inizia ad insegnare al bambino.
Per pregrafismo, o prescrittura, invece si intende un’attività destinata principalmente ai bambini di 3 anni. Tale attività permette loro di esercitare la capacità di coordinare il movimento degli occhi e delle mani. Tra questi esercizi c’è impugnare correttamente la penna o la matita, imparare a rispettare i margini del foglio di carta e cimentarsi nel tracciare i primi segni.
Quindi gli obiettivi che si prefigge il pregrafismo riguardano più il coordinamento che insegnare loro a scrivere.
L’attività di pregrafismo ha lo scopo, come si è detto in precedenza, di introdurre il bambino nel mondo della parola scritta. Gli consente di farlo in maniera ludica, ma ben strutturata, che attraverso fasi, via via più complesse, lo aiuteranno ad orientarsi nello spazio grafico.
Per dare un’idea di come lo si fa, pensiamo alle tavole del pregrafismo. In genere sono molto semplici e consistono in labirinti. Il bambino va invitato prima a ‘guardare‘ il labirinto e poi a cercare la via più breve per uscire. Altre tavole che favoriscono la coordinazione occhio-mano sono i disegni da tratteggiare con la matita, percorsi e disegni da colorare all’interno dei margini. Man mano che arrivano ai 5 anni, le schede di pregrafismo hanno come obiettivo lo sviluppo di abilità nel seguire e tracciare linee rette, curve e dritte, o collegare frecce.
Personalmente non sono una fan delle anticipazioni. Ultimamente, per esempio, è una gran correre a chi toglie prima il pannolino ai figli. Secondo me tutte le fasi di crescita vanno fatte nel rispetto dei tempi di ogni bambino e con molta attenzione ai segnali. Tuttavia, il pregrafismo se fa piacere ai bambini è certamente ben accetto. Qui vi parlo di spannolinamento e di come gestirlo sia praticamente che emotivamente.
Chi è a favore della prescolarizzazione dei bambini adduce spesso l’ottenimento di migliori risultati, avvalorati da studi e ricerche. Chi la sostiene sottolinea i seguenti vantaggi: bambini con una maggiore capacità di pre-lettura, un vocabolario più ricco e abilità matematiche di base più forti di quelli che non lo fanno.
È una preparazione dei bambini alla scuola elementare dove le cose sono più accademiche. L’apprendimento si basa sul gioco per cui non viene ridotto il tempo dedicato ad esso.
I bambini piccoli impareranno lettere e numeri in età prescolare ma al loro ritmo e giocando. Si impara attraverso attività che i bambini trovano interessanti come le stelle, giocando con i blocchi, ecc. Anche il metodo Montessori insegna leggere attraverso ‘il gioco’.
Ad esempio, per aiutare i bambini ad apprendere le abilità pre-matematiche, gli insegnanti possono chiedere ai loro piccoli studenti di contare gli alimenti durante la merenda, utilizzare il calendario per contare i giorni o giocare a giochi di memoria con loro.
Altrettanti studi statunitensi mostrano risultati esattamente opposti a quelli sopracitati. Sostengono che i cosiddetti benefici registrati nei piccoli allievi “prescolarizzati” sono momentanei, e che successivamente possono trasformarsi in svantaggi.
Per esempio, nessuno studio dimostra i vantaggi a lungo termine di un’alfabetizzazione anticipata, mentre ne esistono a sostegno del gioco libero. I benefici iniziali della prescolarizzazione diventano superflui entro i tre-quattro anni. Inoltre, il dato più significativo è che i bambini iper-scolarizzati in anticipo risultano tendenzialmente adulti più aggressivi, e poco empatici rispetto a coloro che da piccoli hanno avuto la possibilità di giocare. Gli esperti presumono che il gioco libero svolga una funzione insostituibile nell’imparare a rapportarsi agli altri e sviluppare modelli sani di comportamento sociale. I bambini che giocano tra loro, imparano il gioco di squadra, la collaborazione e preziose competenze relazionali indispensabili nella vita. Al contrario, alcuni studi e dati indicano che alcuni disturbi d’ansia e di depressione nei bambini sono connessi alle pressioni accademiche e alla mancanza di gioco.
Il buonsenso ci dice che nei bambini piccoli il gioco non dovrebbe mai essere sostituito dall’istruzione ma che è proprio giocando che i bambini possono imparare. Naturalmente quanto detto sopra dev’essere gestito senza perdere l’equilibrio. Se sui due piatti della bilancia ci saranno sia il gioco che l’istruzione, avremo ottime probabilità che i nostri bambini cresceranno sani ed autonomi.
Una breve riflessione sulla reale utilità di queste anticipazioni mi ha portato a chiedermi cosa fosse l’homeschooling. Ne ho parlato con le pedagogiste Rossini – Urso che mi hanno chiarito le idee, rassicurandomi. Qui trovate l’intervista in cui spiegano l’importanza della socialità per i bambini. Non è da escludere che in alcune situazioni potrebbe davvero essere preferibile l’insegnamento da casa.
L’aspetto strettamente didattico è importantissimo ma non deve diventare l’unico. La scuola con la sua variegata serie di relazioni ed emozioni è insostituibile. Allo stesso modo è fondamentale e imprescindibile il ruolo della famiglia, dei genitori e dell’educazione ricevuta in casa. I due ambienti sociali, famiglia e scuola, devono camminare fianco a fianco per essere veramente utili ad una crescita sana dei nostri figli.
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