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Le coliche dei neonati: una leggenda metropolitana che vi farà sottovalutare altri segnali

Spesso quando un neonato piange si pensa immediatamente alle famose coliche. Vedere il bambino contorcersi e piangere di continuo, a volte anche per ore, porta proprio a pensare che ci sia un disagio di quel tipo. Invece sembra che non sia così.

Quando un neonato piange, in realtà sta usando l’unico mezzo di comunicazione che conosce. Quindi il pianto di un neonato è qualcosa che merita sempre l’attenzione dei suoi genitori, anche se non capiscono sempre in modo immediato qual è la sua necessità. Spesso, infatti, nemmeno il bambino ha ben chiaro quale sia il suo bisogno. L’importante, però, è che i genitori sappiano che in quel momento il bambino sta comunicando con loro.

Cosa si fa quando nostro figlio vuole comunicare con noi? Per prima cosa bisogna assicurargli la nostra presenza. Come? Con la voce e con i gesti. Il neonato comprende benissimo dal tono della nostra voce se vogliamo trasmettergli tranquillità o se anche noi siamo agitati almeno quanto lui. Anche le carezze e gli abbracci possono avere un effetto positivo e calmante nei confronti del bambino, il quale di rimando cercherà di comunicare con noi cambiando il tono della voce o il ritmo del pianto. Potrebbe anche comunicare con dei gesti particolari o dei movimenti, tutti modi per “parlare” con mamma e papà.

Un bellissimo libro che spiega come entrare in contatto con i nostri bambini e capire i loro segnali è il famoso ‘Linguaggio segreto dei neonati’ di Tracy Hogg. Un testo che dovrebbero leggere tutti i futuri genitori e anche i nonni e che fa capire bene come non essere superficiali e a cosa dare attenzione.

Quali sono i sintomi delle coliche nei neonati?

Piangere non è affatto semplice per un neonato. È un gesto che coinvolge tutto il suo corpo. Il bambino quando piange può arrivare a contorcersi, agitare le braccia, scalciare energicamente e irrigidire l’addome. L’insieme di tutti questi movimenti potrebbe portare il suo intestino a emettere l’aria che normalmente si trova al suo interno. Questo, però, difficilmente gli causa dolore. Si tratta di una conseguenza della sua agitazione e del fatto che la fermentazione degli zuccheri del latte gli causa una presenza pressoché costante di aria nel tubo digerente. Tutte cose normalissime per un neonato.

Le uniche occasioni in cui l’espulsione di aria possa causare dolore al neonato è quando c’è un’infiammazione delle pareti intestinali (colite). Ma in assenza di questa infiammazione, il bambino non soffre quando deve emettere aria. Quindi i suoi pianti pomeridiani o serali non sono sempre da definire “coliche”. Spesso, infatti, bastano le coccole di mamma e papà o un giretto in macchina per farlo calmare.

Perché il pianto viene attribuito alle coliche?

Negli anni cinquanta (precisamente nel 1954) venne pubblicato un articolo medico che divenne presto molto popolare. Questo articolo attribuiva il termine coliche al pianto instancabile dei neonati, soprattutto nel pomeriggio.

Nel tempo, si è consolidata l’affermazione secondo cui il mal di pancia collegato all’aria intestinale si possa chiamare colica. In realtà, quando il bambino piange e si dimena con forza smuove anche l’aria che ha nella pancia e come conseguenza c’è la colica. Quindi se si vuole proprio cercare un collegamento, la colica si può associare più al pianto che all’aria intestinale. Mantenere il bambino tranquillo è sempre meglio e per questo è importante avere buon senso. Qualche semplice consiglio spesso disatteso:

  • non sovrastimolarli;
  • farli riposare adeguatamente;
  • nutrirli bene ma senza pensare che il seno o il biberon siano sempre la soluzione a tutto (anche qui ci vuole un giusto equilibrio);
  • rispettarli ed evitare assolutamente di pensarli come persone adulte (non gridare, non scuoterli, non portarli in luoghi troppo affollati…)

Comunque, sono pochi i neonati che sviluppano dolori addominali in seguito al pianto. La maggior parte continua a piangere semplicemente per esprimere dei fastidi di diversa natura, anche solo per stanchezza. Quindi le coliche sono spesso un normalissimo pianto di un neonato, che non essendo capito diventa inconsolabile. Non sempre si può evitare perché resta impossibile capire ogni segnale. Le coccole sono sempre una buona cura 🙂

Attribuendo tutto alle coliche, si potrebbe rischiare di sottovalutare altri disagi che potrebbero essere più importanti. Per esempio, i bambini potrebbero avere qualche episodio di reflusso. Sapreste riconoscerlo? Anche qui si potrebbe cadere in facili diagnosi. Se volete approfondire anche il tema reflusso leggete l’articolo dedicato a questo fastidio.

Durata delle coliche nei neonati

Non tutti i bambini si comportano così come abbiamo descritto nei paragrafi precedenti. Alcuni possono avere le coliche solo per i primi giorni di vita mentre altri possono averle fino a quattro mesi. Anche la durata del pianto è variabile, in alcuni casi potrebbe durare anche ore e ore. Certo, una prova di resistenza per genitori e vicini. In molti casi, questo pianto è collegato al normale sviluppo fisiologico che il bambino affronta nei suoi primi mesi e non ci sono molti rimedi (o medicine) che possano consolarlo.

Spesso quello che si rivela più efficace in questi casi è  la considerazione dei genitori, che possono cercare di tranquillizzare il bambino con le coccole, cambiandogli spesso il pannolino e nutrendolo. L’atteggiamento paziente e dolce dei genitori può avere un ottimo effetto calmante sul neonato. Il problema subentra soprattutto la sera, quando i genitori si spazientiscono perché sono stanchi e anche preoccupati per le possibili reazioni dei vicini infastiditi. L’ansia dei genitori viene trasmessa al bambino, che potrebbe diventare davvero inconsolabile.

Spesso, quando i genitori si preoccupano per queste crisi di pianto, hanno paura che il bambino abbia un problema che a loro sfugge e quindi lo portano di corsa al pronto soccorso pediatrico. Quando si mettono in macchina, il bambino già inizia a calmarsi, ma i genitori ormai troppo preoccupati vogliono comunque che il medico lo visiti. Molte volte il medico inserisce un piccolo sondino rettale per aiutare il bambino a espellere l’aria che inevitabilmente avrà in pancia (perché come abbiamo detto prima i neonati hanno sempre aria in pancia). Solo a questo punto i genitori si tranquillizzano pensando di aver fatto finalmente la cosa giusta per il loro bambino e iniziano a trasmettere questa tranquillità al bambino, il quale si addormenterà entro poco.

Come alleviare i fastidi: rimedi naturali alle coliche

Cosa fare quindi se il tuo bambino piange e sembra non voler smettere? Prova a mettere in pratica alcuni semplici rimedi naturali. Per prima cosa, avvolgilo in una copertina o un lenzuolino. Dovrebbe essere avvolto in modo compatto, cioè con le braccia ferme lungo il corpo e le gambe chiuse. A quel punto appoggiatelo sul vostro petto e passeggiate un po’. Potreste provare anche a cantargli una canzone che gli è familiare e massaggiarlo con dolcezza.

Per il bambino, sentire il vostro abbraccio e sentirvi cantare una melodia che riconosce è un qualcosa di estremamente rassicurante e può già farlo sentire meglio. Il modo di parlare al nostro piccolo dovrebbe essere sempre dolce e affettuoso. Se possibile, per aiutarlo a calmarsi, si potrebbe cercare di portarlo in un ambiente tranquillo senza luci o rumori forti.  

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